Ma io sono una triathleta?
Questo mi chiedo mentre percorro l’Aurelia in macchina verso lo sprint di Santa Marinella.
Ancora non lo so se è amore tra me e questa “attività”.
Oggi diversamente dal solito non ho alcuna ansia e me ne rendo conto perché forse alla fine sono un po’ in ritardo per sistemarmi in zona cambio.
Bella “Santa”. È una di quelle gare che farei (anzi ho fatto) anche sotto gli effetti di un weekend di bagordi!
Sole, mare, bella gente non è forse questo che ci piace?
Arrivi, parcheggi, smonti tutto dalla macchina e incontri Sandro ragazzo gentile che ti spiega dove si trova la zona cambio.
Carica come un mulo! Preso tutto! Mannaggia però alla barretta ho dato solo un mozzico, vabbè che la colazione dei campioni basterà di sicuro alla mia “prestazione”. Mi consola non essere una persona molto motivata nelle prestazioni. Ci metti un sacco di roba di meno come aspettativa e ti prendi in genere un sacco di divertimento.
Nella confusione di una marea di facce saluto solo alcuni di sfuggita, adesso lo sento che mi devo sbrigare per allestire la postazione: sarò anche una sega ma mi hanno insegnato che le cose si prova a farle per bene oppure niente.
Credo sia solo la quarta gara che faccio, però basta per avere le idee chiare su come riporre le cose: oh sta botta parto con le scarpe da bici fissate con gli elastici (chetelodicoafare) e con una super muta zoot che ho preso usata a un ottimo prezzo.
Insomma sto “Daje!”? sale o non sale?
… no il Daje non è pervenuto. Pazienza! Siamo quello che siamo.
In spiaggia con la muta già indosso faccio chiacchiere con Silvietta e ci facciamo scattare una foto da un amico trovato lì per caso (che poi in uscita dall’acqua mi farà la foto della vita! Grazie Eramo!)
Ansia? No.
Quindi ottimo non ci sono nè Ansia nè Daje. È la mia omeostasi.
Niente mi giro e bam! Partite!
Ho dato lo start al Garmin? Vabbè zitta dai e nuota che hai 15 minuti per raccogliere pensieri.
Bracciate. Tutte respirando a sinistra. Cerco qualche compagna di nuoto, mi piace il contatto, qualche piccola manata qualche piccola zampata. Mi sento meno sola. A “Santa” il nuoto è facile, nel senso che anche persone come me non si perdono!
Il gruppo va via ma va via decisamente meno in fretta rispetto alle altre volte. Questo mi piace.
Io nuoto sempre estremamente rilassata non riesco mai a calibrare il giusto sforzo, no non amo proprio soffrire in effetti.
Finalmente vedo il fondale basso mi tiro su, lascio l’acqua e inizio a correre sulla spiaggia: primo pensiero “cavolo i gradini per risalire!” Secondo pensiero “che faccio levo subito la cuffia o la tengo? No la levo dopo che si guasta la treccia!”
Come dice il coach Strong ho colto il vero significato del tri: essere fighissimi!
Insomma fatico per completare sta transizione ma saltata in sella le scarpe entrano in un secondo e si parte per questo bastone di 6 km circa da fare avanti e indietro verso Civitavecchia…
“Cazzo! Mi devo muovere così non faccio la frazione run da sola!” Mi dico. Timidi tentativi di Daje insomma.
Con una ragazza ci diciamo di darci dei cambi ma poi passa un gruppo e mi ingloba. Li perderò di lì a poco purtroppo! In bici mi pare di andar bene, solo a fine gara mi renderò conto di non aver dato tutto quello che potevo. Sono così, mi distraggo, guardo il mare, guardo le persone che incrocio. Sono affamata di vita e amo la gara vista con gli occhi degli altri. Mi piacciono quelli/e motivati. Io non sarò come loro ma questo non mi impedisce una sana ammirazione.
“Scendiiii! Scendiiiii!” Mi grida un giudice all’altezza della dismount line.
Te pareva oh non sono riuscita a fare la discesa coreografica. Francè una cosa sapevi fa! Meno male che avevo sfilato i piedi dalle scarpe. Sorrido. Per me la gara finisce qui.
Nel senso che da ora al traguardo ci sarà ancora una fatica piccola ma incrocerò tante facce: chi soddisfatto, chi sotto sforzo, chi impreca sul tratto di strada con la ghiaietta, chi mi fa il tifo, chi tifo, chi mi sfotte perché sorrido troppo, chi abbassa lo sguardo.
Mi rimane negli occhi la veduta di quel mare sul porto, mi rimane sta sensazione di compartecipazione così bella. Ero lì e come me c’erano tutte queste altre persone. Loro chissà cosa pensano? Loro chissà che fanno a parte il triathlon? Di tanti non lo saprò mai, di alcuni avrò brevi notizie, chissà…Però oggi stavamo qua tutti insieme. Non è strano e “spaventoso” avere tanto in comune con dei semi-sconosciuti?
Traguardo tagliato, bici e materiali recuperati, salterò il pasta party che devo recuperare Peppe!
Saluto al volo Spina e Rogerio, ritrovo Sandro al parcheggio. Sandro sembra uno come me (molto più forte di me) ma uno come me che guarda e osserva e non pretende da se stesso.
Andata! Mi rimetto alla guida e penso “ma allora sono una triathleta o no?”
E capisco che è la domanda ad essere sbagliata.
Però so la risposta alla domanda giusta per me.
La risposta è sono CONTENTA, sono GRATA.