State of Grace, IRONMAN …le forti emozioni e i pensieri si fanno fortemente sentire già da una settimana prima. Si manifestano con ambizioni, felicità, dubbi, conferme e incertezze… Organizzo con la mente la mia gara, e a forza di ripassarla e sognarla sembra quasi di averla già vissuta. Ripasso punto per punto ciò che andrò a fare soffermandomi sui pro e i contro, e facendo quotidianamente una gara virtuale nella mia testa, con la voce del Coach fuori campo che corregge o annuisce i miei passi, valuto le potenziali lacune logistiche e non. Passano le ore, i giorni e finalmente arriva l’atteso esordio. Arona ci siamo! Che felicità incontrollabile e con la giusta dose di tensione per farsi che le cose siano fatte bene, condita da tantissima pura adrenalina! Ore 03:00 faccio colazione e mi preparo le ultime cose minuziosamente controllando e ricontrollando ogni cosa, dal piccolo elastico utile, alla panoramica sulla bici accessori e integrazione.
Come da regolamento, con tutti gli atleti, ci ritroviamo alle ore 05:00 per la consegna bici in zona cambio, disbrigo ultime formalità legate alle normative anti covid, e ci siamo! È ancora buio, ma il lago di Arona fa da specchio ad uno scenario fantastico e rimanda a noi ogni luce e forma che può specchiarsi. Il regolamento è chiaro, dice tutti con la mascherina anti Covid-19, dall’inizio fino a che ogni atleta non tocca l’acqua per la prima frazione, punto in cui viene ceduta agli operatori preposti per poi averne una nuova alla Finish line. La partenza è così prevista, 3 atleti ogni 5 secondi circa.. la tensione sale, e sale fino a quando non tocco l’acqua… scatta lo stato di grazia… ci sono, ho cominciato, sono dentro il mio sogno. Ho in mente le parole del mio Coach “Stai concentrato ad ogni metro e farai una gran gara” e così faccio. Con 4 passi e un balzo comincio a nuotare, parto lento e mi accorgo subito che quest’acqua dolce in ogni senso, mi rallenta. Faccio fatica a stare al passo con gli altri e vedo che mi passano a destra e sinistra, e seppur cosciente di essere più lento, trovo il mio ritmo e procedo cosi, non voglio forzare, né provare a spingere, prendo questa decisione, e la porto fino alla fine. Le boe da girare formano un triangolo, passo la prima, la seconda, la terza, ed ecco in lontananza il tappeto blu… mi accoglie compiaciuto e con aria complice mi proietta verso la zona cambio… è bellissima! Il sole mette in risalto ciò che prima non si vedeva bene, e getta luce sul parco bici che diventa uno spettacolo alla vista! Correndo sgancio tutto e mi libero della muta il più possibile , e dopo qualche scivolata ballerina, arrivo alla mia bike perfettamente sincronizzato per allacciare caschetto e mettere gli scarpini. Mi sento un leone! Non essendo un nuotatore puro e con molto lavoro ancora da fare in acqua, aver finito la frazione acqua, mi manda alle stelle ! Ora tocca a noi, compagna da sempre… e dopo una piccola discesa inserita all’ultimo dagli organizzatori per permettere agli atleti di non spuntare subito in salita, parto per la mia cavalcata. Vado forte e le gambe spingono, e così pian piano, uno dopo l’altro, passo gran parte degli atleti che mi avevano preceduto nel nuoto. Dopo una prima parte in pianura arriva la salita, e io continuo a spingere, non avverto cali di potenza ne sentori di affanno cosi il motore viaggia a pieni giri tanto da ricevere commenti e incitazione da atleti che passo, “ale’ ale’ Marcello”, e abbozzando un sorriso continuo a spingere ricambiando con un gesto di ringraziamento e incoraggiamento. Acqua, sali, gel e barrette come da programma e nelle dosi in cui il Coach mi ha consigliato, e io lo faccio. Funziona! E allora giù, ancora, spingo salita e discesa. Quest’ultima abbastanza tecnica e insidiosa. Poi ancora salita e ancora discesa, e così via come in una danza! e dopo quella che si rivelerà l’ultima discesa, si apre all’improvviso l’ingresso per la zona cambio. Non me l’aspettavo, ma bene, è arrivato il momento di sganciarsi. Scendo e corro ad appendere la bici preparandomi mentalmente alla prossima sfida, e dopo aver schioccato il cinque ad un’altro atleta comincio la mia corsa. Qui commetto un errore, parto ma non tengo sott’occhio i primi minuti, che euforici mi portano ad un passo eccessivo che si rivelerà insostenibile, pregiudicando una buona progressione. Cosi reduce da un ottima prestazione in bici mi ritrovo davanti ad una condizione fisica comunque provata e ad uno/due errori che mi rilegano ad un passo conservativo più basso. Sto comunque bene anche se fa tanto caldo, e le doccie che buttano acqua ai bordi strada non bastano, così giro dopo giro il sentiero run diventa un un’unica pozza creata dall’acqua delle bottigliette dei ristori usate da tutti noi un po’ per bere ma più che altro per refrigerarci un po’. Non c’è un filo di vento! Ma gli errori si fanno sentire dopo circa 10 km nella falcata che non ne vuol sapere di allungarsi e le gambe autonomamente dettano la cadenza per quasi tutta la corsa. Gli ultimi km, intorno al 18°, riesco a risalire bene e aumentare il passo, non sono eccessivamente affaticato e tra me e me penso ” che peccato, ho sbagliato, se avessi…..” ma la Finish line e li, e anche se ancora non la vedo, la sento e sento la gente che comincia a gridare, così non penso più a niente e dopo l’ultima transenna guardo mia moglie a bordo strada che mi guarda con gli occhi pieni di gioia e con le mani al cielo passo attraverso quella linea che segna indelebilmente ciò che ho conquistato, e con una forte morsa alla gola che suggerisce una lacrima mi prendo il mio primo HALF IRONMAN!
La sensazione è stupenda, surreale, e io sono in estasi. Che soddisfazione dopo tanti sacrifici! Non guardo indietro, e continuio a camminare seguendo la strada, la cui direzione mi riporta sulla sponda del lago dove tutto ebbe inizio 5 ore e 19 minuti prima. Guardo il lago nella sua pacatezza che ora rispecchia nuovi colori e rimanda nuove figure, faccio un sorriso e correndo con lo sguardo lungo le sue sponde sento di essere ricambiato, e mentre penso alla prossima gara, con nuovi obiettivi, mi godo un minuto di me stesso.
Grazie al mio Coach Stefano Lacara per ciò che mi dà, per credere in me, per l’amicizia e per guidarmi affinché tutto ciò sia possibile. Grazie al Team Panda, TUTTO, perché non è solo una squadra, ma è una famiglia di cui ora più che mai mi sento di far parte. Grazie al mio amore, la mia metà, mia moglie che mi supporta SEMPRE, e sempre accanto mi sostiene. GRAZIE….
Mars-L